Da circa vent’anni, le milizie ribelli della Repubblica Democratica del Congo, hanno il controllo della maggior parte delle miniere dove viene estratto un minerale di nome coltan.
In Congo l’inferno è quotidiano. Sono migliaia le vittime dei gruppi armati che attaccano la popolazione civile o che si scontrano con l’esercito congolese: si tratta quasi sempre di mercenari. Il loro obiettivo è terrorizzare la gente perché se ne vada: e lasci il campo libero allo sfruttamento delle immense ricchezze del sottosuolo.
È per il coltan che, da vent’anni, qui si combatte: la miscela di columbite e tantalite utilizzata nella realizzazione di cellulari, tablet e computer.
Secondo l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, al momento i profughi sono almeno 88 mila. Molti dei quali vivono in campi improvvisati, lontani dalla più elementare sussistenza. E con gli occhi ancora pieni degli orrori che hanno vissuto.
Le bande di guerriglieri hanno un metodo semplice per far soldi: chiedono una quantità di danaro ai minatori per garantirne l’incolumità. Per ogni chilo di minerale estratto questi sono obbligati a pagare una quota agli uomini armati. Solo dopo aver versato la tangente, possono andare fino a Goma, al confine con il Ruanda. Lo fanno quasi sempre camminando per giorni e giorni, portando sacchi di 30 o 40 chili. Una volta giunti in città, possono vendere la loro merce. E di qui inizierà il percorso che porterà questi minerali nelle nostre tecnologie. Con i proventi che ne traggono, le bande acquisteranno altre armi che garantiranno ulteriore potere.
Per arginare il fenomeno dei “minerali insanguinati”, è stata firmata una riforma (Dodd-Frank Act), che prevede l’obbligo di certificazione di provenienza: un tentativo per portare alla luce le aziende che si riforniscono nei giacimenti illegali del Congo. Fatta la legge è stato subito trovato l’escamotage: le multinazionali, tranne quelle poche che hanno avuto i permessi del governo congolese, hanno iniziato ad acquistare il coltan a Kigali, in Ruanda; in questo modo il materiale risulta “pulito”. In camion, da Goma a Kigali sono meno di tre ore. Peccato che in Ruanda non esistano miniere di questo minerale.
A vent’anni dal genocidio tra Hutu e Tutsi, che solo nel 1994 ha provocato la morte di un milione di persone, il Congo è ancora un teatro di massacri ed ingiustizie. La guerra del coltan sembra non finire mai.